Stefano Staro,
docente di Musica presso l'Istituto Comprensivo Statale Est 1 di Brescia

19 gen 2013

Musica e dislessia - il seminario

Il momento della prima lezione di musica, che cosa fare e, soprattutto, che cosa non fare.
Lo spettacolo di fine anno. L'alunno con DSA mostra difficoltà, resiste: come renderlo partecipe dell'iniziativa.
Dopo la costruzione di strumenti a percussione, è arrivato il momento di suonarli... L'insegnante propone un brano con parti sovrapposte, utilizzando una notazione tradizionale semplificata. Quali strategie adottare per l'alunno con DSA.
Ascoltare un brano musicale in una unità didattica pluridisciplinare, analizzarlo, comprenderne la strutture, le ragioni, lo stile. Ma la scomposzione in fattori, oppure l'esemplificazione con la lettura della partitura (per quanto semplificata) lascia l'alunno con DSA indifferente... Che fare?
C'è da elaborare il piano didattico personazzato, ma quando si arriva alle attività musicali, espressive, motorie, i modelli ministeriali riportano in deprimente "altro". Che cosa programmiamo?

Il seminario del 16 gennaio 2013 ha consentito ai partecipanti di confrontarsi su queste situazioni esemplificative.
Sono emerse soluzioni creative e innovative, così come sono state evidenziate difficoltà che richiedono riflessioni ed elaborazioni ulteriori.
Nell'introdurre i lavori l'organizzatore aveva proposto ai partecipanti di porre in relazione le indicazioni nazionali per il curricolo del 2012, con l'allegato alle linee guida e con quanto era stato riferito dai relatori dei precedenti incontri.
Ne era emerso un convincimento condiviso:
La ricerca di soluzioni per gli alunni con DSA conduce ad elaborare soluzioni che vanno a vantaggio di tutti, per riprendere il sottotitolo dei libri tradotti dalla Bufano, "le porte si aprono" per tutti. Questo è uno dei grandi vantaggi prodotti dal creare in ambiente di apprendimento che sia inclusivo, attento ai bisogni e alle specificità di ciascuno, pur nei limiti di una didattica necessariamente sviluppata per la classe e non per l' individuo.
La disciplina musicale ha un'arma in più: il coro (o la quasi equivalente musica d'insieme strumentale).
L'attivitità corale consente di sviluppare competenze non solo nell'ambito musicale, ma anche nell'ambito linguistico e relazionale, come si legge nelle esperienze riportate nei testi tradotti dalla Prof.ssa Bufano.
L'aspetto relazionale e la personalizzazione dell'insegnamento (che è stato al centro della relazione) del Prof. Medeghini, è stato trattato dai gruppi che hanno sviluppato proposte di improvvisazione ritmica, a partire da semplici cellule, con il coinvolgimento degli alunni in relazione alle proprie specificità. Ad esempio: le caratteristiche timbriche dei diversi strumenti a percussione non si adattano a chiunque, è opportuno che tutti provino gli strumenti ma che posi scelga lo strumento più adatto ad ognuno.
Chi non è immediatamente in grado di "tenere il tempo" con ordine e precisione, può intervenire con arricchimenti timbrici episodici.

Altre esperienze sono state esposte in relazione all'intervento di tutti gli alunni nelle manifestazioni di spettacolo scolastico. Il successo conseguito da alunni in difficoltà, in questi casi, si riverbera in modo esponenziale anche su altre attività, migliorando le prestazioni in ambiti non strettamente musicali.

(Relazione da completare)