Stefano Staro,
docente di Musica presso l'Istituto Comprensivo Statale Est 1 di Brescia

5 nov 2018

La musica dei cantautori

Sintesi:
Il termine "cantautore", è tipicamente italiano e identifica non tanto  cantanti che scrivono le proprie canzoni, quanto artisti che, a partire dagli anni '60, ispirandosi agli chansonnier francesi e ai folksinger americani, iniziarono a comporre canzoni in cui si dava grande valore alla qualità del testo e si utilizzava uno stile musicale ispirato alle tradizioni popolari. Spesso i testi raccontano storie di persione umili, prendono posizione su questioni sociali e politiche, esprimono sentimenti in modo non banale. Sempre, nei testi, anche nei casi meno riusciti, c'è un'intenzione poetica.

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Quali sono i tratti comuni dei testi delle “canzoni d'autore”?
I testi hanno sempre un'intenzione poetica, ovvero tendono a essere non banali, non scontati, sia che trattino di amore o di sentimenti personali, sia che trattino di questioni sociali.
Spesso i testi delle canzoni d'autore hanno infatti contenuto politico prendendo posizione ad esempio, contro la guerra, contro lo sfruttamento dei lavoratori, contro la distruzione dell’ambiente o raccontano storie di persone umili, del popolo o sono riflessioni sulla condizione individuale. Anche quando trattano d’amore, i testi tendono ad essere molto espressivi, narrativi, ricchi di metafore e altre figure retoriche.
Quali sono i tratti comuni della musica delle “canzoni d'autore”?
La musica è quasi sempre ispirata alla musica popolare, tradizionale, con arrangiamenti che lasciano spazio al canto e alla voce, senza virtuosismi strumentali o arrangiamenti complessi.
Le melodie sono semplici, facilmente cantabili, che si sviluppano su linee per lo più uniformi con picchi in alto e in basso limitati e sviluppi minimi.
La forma dei brani è spesso quella della “ballata” (in inglese “ballad”), ovvero ripetizione di strofe con o senza brevi ritornelli (refrain).
L’arrangiamento, nelle esibizioni dal vivo, ma anche nelle incisioni discografiche, può essere limitato all’accompagnamento di chitarra (suonata in modo semplice, con il plettro, con successioni di accordi), oppure affidata a band che rispecchiano l’origine “popolare” della musica, che quindi utilizzano oltre alla chitarra, strumenti acustici come l’armonica a bocca, il violino, il mandolino, percussioni semplici come tamburelli, cimbali, bongos.
Vi sono comunque anche cantautori che si richiamano alla musica popolare americana e inglese si esprimono con forme e strumenti che riprendono sonorità e forme del blues o del country o del rock ‘n roll.
Il pianoforte è utilizzato, in alternativa alla chitarra, da artisti che talvolta si esprimono in modo più sofisticato.
Dopo gli anni ‘70, per conquistare nuovo pubblico, al fine di produrre dischi e spettacoli che incontrassero il favore di un più ampio numero di persone, si diffusero arrangiamenti più elaborati, con impiego di strumenti diversi e suoni più vicini alla produzione discografica commerciale, cioè alla musica pop più “alla moda”.
Da che cosa ha origine il fenomeno dei cantautori?
I primi artisti che si distinsero per la qualità dei testi, interpretando da sé le proprie canzoni, conquistando l'interesse del pubblico locale e poi internazionale furono gli “chansonnier” francesi all'inizio negli anni '50 quindi i “folksinger” americani negli anni ‘60, infine i cantautori italiani negli anni ‘60 e ‘70 del Novecento.
Chansonnier: in Francia e, in particolare a Parigi, nei club e nei locali di spettacoolo leggero che in quella città avevano una tradizione secolare, negli anni ‘50 e ‘60 del XX secolo si diffuse una forma canzone nelle quali oltre alle qualità vocali dell’interprete si affermava la ricercatezza del testo talvolta associato ad una melodia non banale: i temi trattati nelle canzoni potevano essere di carattere ironico, politico, sociale, a volte scritti o ispirati da poeti e letterati.
Folksinger: Alcuni interpreti di musica tradizionale (folk) americana, negli anni ‘60, acquisirono l’interesse del pubblico con canzoni i cui testi si riferivano a temi politici o sociali diventando vere e proprie bandiere dei movimenti di protesta di quegli anni: a favore dei diritti civilil delle minoranze, per la libera espressione giovanile, contro la guerra (in particolare la guerra del Vietnam).
Quando iniziò in Italia il fenomeno dei cantautori e in che periodo ebbe maggiore successo?
In Italia il termine “cantautore” fu coniato da un produttore discografico nel 1959 per definire l’artista Gianni Meccia.
Presto il termie passò a identificare coloro che riprendevano lo stile degli chansonnier francesi e dei floksinger americani, spesso traducendo e reinterpretando loro canzoni.
I cantautori ebbero successo in particolare negli anni '60 e '70, ovvero negli anni in cui i giovani diventarono protagonisti della vita sociale e politica, animando azioni anche di protesta di massa. Le canzoni dei cantautori furono la colonna sonora di manifestazioni sociali e politiche, di feste di i riunioni tra amici: erano quindi non solo ascoltate, ma soprattutto cantate, spesso con il semplice accompagnamento di una chitarra.
Come e dove si sviluppò il fenomeno dei cantautori?
Il fenomeno del “raccontare storie in musica” ovvero della canzone d’autore si diffuse a partire da alcuni locali come il Folkstudio di Roma, il Derby di Milano, il bar latteria “Igea” di Genova, le osterie del centro di Bologna, in cui gli artisti si incontravano e avevano modo di eseguire le proprie canzoni confrontandosi tra loro. In Itali. Si formarono così vere e proprie “scuole” ovvero gruppi di artisti accomunati non solo da una comune provenienza geografica, ma anche da caratteri stilistici comuni: forme musicali e arrangiamenti simili, testi che trattavano argomenti comuni.
E’ il caso ad esempio della “scuola genovese”, che inizialmente si richiamava soprattutto agli chansonnier francesi, a cui si possono riferire artisti come Bruno Lauzi, Gino Paoli e, soprattutto, Fabrizio De Andrè, la scuola milanese con Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci, la scuola bolognese con Francesco Guccini, Lucio Dalla, Pierangelo Bertoli, la scuola romana con Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Rino Gaetano.
Altri artisti pur non facendo riferimento ad una particolare scuola o corrente stilistica, per caratteristiche della musica e dei testi possono essere qualificati come “cantautori” e come tali ottengono un ampio successo di pubblico: è il caso, ad esempio, del napoletano Edoardo Bennato, del genovese Ivano Fossati, del catanese Franco Battiato.
Che fine hanno fatto i cantautori?
Oggi i cantautori sono marginali nella produzione musicale: si esibiscono per lo più nei club e nei teatri.
Dal punto di vista musicale i cantautori dopo gli anni Settanta hanno cominciato ad adottare stili diversi, senza fare necessariamente riferimento alla musica popolare e tradizionale, anzi talvolta cercando arrangiamenti e sonorità particolari,
Coloro che fanno riferimento alla canzone d’autore continuano comunque a dare al testo un'importanza e un valore significativo, mettendo la musica al servizio delle parole e senza adeguarsi a facili soluzioni commerciali o agli stili più alla moda.
Perchè artisti come Vasco Rossi, Ligabue, Zucchero, Jovanotti e tutti i rapper e i trapper di oggi non possono esser considerati “cantautori” ?
Per quanto scritto sopra, agli artisti citati manca uno degli ingredienti tipici della canzone d’autore: anche quando i testi sono ricercati o hanno intenzioni poetiche o hanno contenuti sociali e politici, sul piano musicale sono da annoverare in altri ambiti stilistici, lontani dalla musica “folk”, come ad esempio il rock (Vasco Rossi o Ligabue), il soul (Zucchero), l’hip hop e il pop (Jovanotti e gli attuali rapper)
Perchè e a chi piacciono i “cantautori”?
Le canzoni dei cantautori non sono apprezzate solo per la qualità dei testi, per il modo in cui sono raccontate storie, vicende umane e sociali, sentimenti personali, ma anche per le caratteristiche della musica.
La semplicità della composizione musicale è percepita come una qualità e non come un difetto, in particolare nei migliori pezzi dei cantautori emerge come la musica sia aderente e adeguata allle “parole”.
Le melodie sono facilmente memorizzabili e cantabili da tutti. Contrariamente a quanto potrebbe sembrare, le figure melodiche non si ripetono, ogni canzone è del tutto diversa dall’altra.
Il modo di cantare è naturale, cordiale, senza virtuosismi, ai limiti del trascurato, annulla le distanze tra chi canta e chi ascolta: non di rado il pubblico canta insieme all’artista.
E, proprio perché è naturale, il timbro vocale dei diversi cantautori è molto personale, riconoscibile, inconfondibile.
Il pubblico dei cantautori inizialmente era composto da giovani impegnati nella protesta sociale e politica. In particolare i cantautori erano associati ai movimenti di sinistra.
Con il tempo le loro canzoni si sono diffuse presso altri ambienti (oratori, circoli) e sono apprezzate da coloro che nella musica non cercano solo divertimento ed evasione e che amano trascorrere del tempo ad ascoltare “storie”.
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Approfondimento delle conoscenze

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