La conferenza di Chiara Dassenno ci ha consentito di aprire una finestra sulla pratica musicoterapica. Ascoltandola ho intravisto numerose situazioni in cui l'applicazione dei protocolli descritti, potrebbero avere effetti di sicura efficacia. In particolare in situazioni di disagio relazionale, indotto non solo da disabilità accertate, ma anche da difficoltà rilevate, la musicoterapia mi pare possa contribuire a liberare potenzialità comunicative altrimenti inespresse o compresse. Ma anche nella quotidiana pratica educativa ("normale"?), alcuni strumenti e metodi attinenti alla musicoterapia possono sollecitare la nostra attenzione e sensibilità. Penso ad esempio al considerare con diversa sensibilità l'universo sonoro o la dimensione acustica musicale dei nostri alunni come fonte non solo di informazione identitaria, ma anche come base per un'azione educativa, alla programmazione attenta e consapevole degli stimoli sonori (e non solo) posti nell'ambiente, alla diversa considerazioni posta sulla pratica dell'improvvisazione, e così via. Queste e altre riflessioni potranno essere approfondite e condivise nel seminario del 20 marzo, ma anche semplici commenti su questo blog possono offrire nuovi spunti.
A presto
Stefano S.
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