Stefano Staro,
docente di Musica presso l'Istituto Comprensivo Statale Est 1 di Brescia

23 mar 2020

Il musicista romantico: note generali e il mito dell'infanzia





Nel 1809 nasce Felix Mendelssohn,il più classico dei musicisti romantici,
Nel 1810 nascono Friedrich Chopin, il poeta del pianoforte e Robert Schumann, la personalità più complessa tra i musicisti romantici, nel 1811 Franz Liszt l'acrobata del pianoforte.
Nel 1813 nascono Giuseppe Verdi, il più amato dai melomani, e Richard Wagner, il più controverso e rivoluzionario dei Romantici.


Insomma tra gli anni Trenta e Quaranta dell'Ottocento, sono al lavoro, nel pieno delle loro energie creative, musicisti che scriveranno pagine di musica che resteranno nel tempo, che renderanno il secolo XIX il secolo della musica: in Europa, l'arte più seguita, frequentata, praticata da ricchi, da borghesi, dal popolo tutto.

E, nel 1838,  Robert Schumann scrive tredici piccoli pezzi, tredici quadretti che chiama "Scene infantili". Scrive all'amata Clara Wieck, grande e virtuosa pianista, donna forte e suo stabile riferimento,  che i brani "sono un'eco di quanto una volta mi dicesti circa il fatto che talora assomiglierei a un fanciullo".



Nelle Scene Infantili di Schumann si può sentire l'eco della poesia che Woodsworth scrisse nel 1802, My heart leaps up in cui si canta il bambino, padre dell'uomo il cui cuore ancora sussulta quando vede un arcobaleno e, se così non fosse, non varrebbe la pena vivere.
Poesia che forse Robert Schumann, figlio di un libraio e lui stesso conoscitore della letteratura inglese, aveva incontrato.
Schumann scrive questi pezzi non per i bambini, ma per rendere omaggio al mondo dell'infanzia, un porto in cui spesso il suo animo tormentato vorrebbe riparare.

"Le Scene infantili op. 15 di Robert Schumann, sono il testo capitale di quella esplorazione del mondo dell'infanzia, nelle sue connotazioni psicologiche più profonde, intrapreso da Robert Schumann con la coscienza di penetrare in una regione della sensibilità umana ancora sconosciuta alla musica; Schumann non poteva avventurarvisi senza condividere quel mondo, senza sentirlo dentro di sé come categoria eterna del sentimento...

Nelle Scene Infantili, composte nel 1838 alla vigilia del suo matrimonio con Clara, (...) Il musicista si fa osservatore e narratore: il mistero dell'infanzia, la meraviglia per paesi e uomini lontani (...) Nel settimo brano,Traumerei (fantasticare-sognare ad occhi aperti), [si rappresenta]  il sogno ineffabile di un'età dell'oro stemperata in canto

Giorgio Pestelli in https://www.flaminioonline.it/Guide/Schumann/Schumann-Kinderszenen15.html


Chissà, forse in quei pezzi c'era anche l'eco dei viaggi che, poco più che ragazzo, Schumann aveva intrapreso per la Svizzera e l'Italia, anni in cui si formava la sua vena poetica, già tutta ispirata alle idee, alle parole chiave del nuovo stile romantico.

"L'occhio del poeta è il più bello e il più ricco: io non vedo le cose quali sono, ma quali le concepisco soggettivamente, e così vivo più facilmente e più liberamente. Per esempio, da quattro giorni il tempo è spaventoso e il cielo, cupo e velato, ha nascosto le montagne e i ghiacciai; ma se il mondo esteriore è limitato, tanto più la fantasia è sveglia, ed io, nel mio interno, mi immagino le Alpi invisibili più belle e più elevate di quanto lo sieno in realtà".
Robert Schumann, lettera alla madre
Berna, 31 agosto 1829

Ho veduto adesso una magnifica italiana che ti rassomigliava un poco; allora ho pensato a te e ti scrivo, mia cara Teresa! Vorrei poterti descrivere bene l'azzurro cupo del cielo d'Italia, il verde dell'erba, le piantagioni di limoni, d'albicocche, di canape, di gelso, di tabacco, i vasti prati di fiori invasi da farfalle e da ondeggianti zeffiretti, le Alpi lontane, inflessibili, tedesche, nerborute e angolari, e poi i grandi, belli, languidi e focosi occhi delle italiane, quasi simili ai tuoi, allorquando esprimono l'entusiasmo per qualche cosa...
Robert Schumann, lettera alla cognata Teresa Schumann
Brescia, 16 settembre 1829

Le citazioni sono tratte dal sito https://www.rodoni.ch/schumann/
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La musica del Romanticismo: l'espressione dei sentimenti

Quando proviamo gioia, entusiasmo felicità, amiamo ascoltare una musica allegra, che ci sostiene nella nostra euforia.
Al contrario, quando proviamo dolore, malinconia tristezza, ci consola una musica mesta, che partecipa del nostro stato d'animo.
Questa caratteristica della musica, di saper accompagnare le emozioni e le passioni umane è conosciuta da sempre: già gli antichi greci collegavano a determinate scale, i cosiddetti modi, le diverse emozioni umane.
Ma, nell'Ottocento, il rapporto tra la musica e i sentimenti, tra l'espressione musicale e quella delle passioni del soggetto acquista nuova forza e nuovi significati.
La musica nel Romanticismo è ritenuta l'arte che più di ogni altra è in grado di esprimere e di consentirci di condividere  le espressioni più profonde dell'animo umano, anche le più nascoste, anche le più irrazionali.
Della musica il poeta Giacomo Leopardi scriveva: "Le altre arti imitano ed esprimono la natura da cui si trae il sentimento, ma la musica non imita e non esprime che lo stesso sentimento in persona" (lo Zibaldone).
Si pensa che attraverso il ritmo e, soprattutto con la melodia, la musica sia in grado di raggiungere le sfere più profonde dell'individuo, senza che l'ascoltatore debba conoscere la lingua e la grammatica, come nella poesia, senza dover interpretare la simbologia che sta dietro alle immagini nella pittura o nella scultura.
La musica più di ogni altra arte accompagna i nostri sentimenti, facendoci piangere se proviamo un sentimento di tristezza, o rasserenandoci se cerchiamo tranquillità; la musica penetra nel nostro stato d'animo: non rappresenta il sentimento, è sentimento.
La visione dei Romantici era certo viziata dal considerarsi al centro del mondo: non è  vero che la musica sia un linguaggio universale che travalica il tempo e lo spazio; un' "aria" d'opera non genera le stesse emozioni in un ascoltatore dell'Ottocento, in un ragazzo del 2020 o in un monaco buddista del Tibet.
Ma sicuramente, le persone che condividono uno stesso clima culturale, che vivono nello stesso tempo, e in luoghi vicini, che sono abituati ad uno stile ad un particolare modo di esprimersi,  riconoscono e partecipano delle emozioni che il musicista vuole comunicare. Al giorno d'oggi l'orecchio è abituato a cogliere ritmi e suoni "elettronici" più che melodie, voci e suoni "acustici".

I temi comuni alla letteratura e all'arte. Il Romanticismo musicale partecipa e amplifica tutti i contenuti del Romanticismo culturale (letterario, soprattutto):
- il primato dei sentimenti e  delle emozioni sulla ragione
- la riscoperta delle tradizioni, del patrimonio culturale dei popoli, della storia medievale, più che della tradizione classica
- l'amore per la patria, per la terra dei propri avi e il supporto ai movimenti che rivendicano l'indipendenza dal dominio straniere o l'unità nazionale (come il Risogimento italiano)
- la ricerca del nuovo, del sensazionale, di nuove modi di esprimersi
-  la manifestazione esasperata delle passioni e dei suoi lati oscuri: sturm und drang (tempesta e impeto), amore e morte, orrido e demoniaco.
- la natura è trasfigurata, è vista come specchio di se stessi, un mondo in cui perdersi e in cui immergersi e non più da dominare, da piegare, da ridisegnare: il nuovo paesaggio inglese, contrapposto al giardino all'italiana.

Il musicista romantico, da "dipendente" a "libero professionista" I musicisti vivono e partecipano del nuovo sistema politico, sociale ed economico che nell'Ottocento è mutato completamente rispetto al secolo precedente:
- il potere economico e politico passa, gradualmente, dall'aristocrazia alla borghesia con lo sviluppo dell'economia d'impresa: la carriera del musicista non dipende più dagli incarichi delle corti nobiliari o ecclesiastiche, ma dagli ingaggi degli impresari teatrali, dalla stampa di partiture, dall'insegnamento nelle scuole e dalle lezioni private.
La conseguenza è che il successo del musicista dipende meno dalla dipendenza dalle classi nobiliari e sempre più dal gusto del pubblico, delle persone (e sono sempre di più) che possono permettersi di andare a teatro, ai concerti, di avere un pianoforte in casa (che non mancherà mai nelle case di chi acquisisce una buona posizione sociale ed economica);
- la cultura, in genere, si diffonde; la gente legge di più e fa più musica: si diffondono circoli di appassionati di musica, bande di paese, gruppi vocali che richiedono sempre nuove musiche da eseguire;
- la capacità di spesa della nuova classe borghese per il divertimento e per lo spettacolo aumenta, Ovviamente non esistevano i divertimenti di oggi, e quello più diffuso era andare a teatro e a sentire concerti, quindi i musicisti diventano centrali nell'apprezzamento del popolo.

Mentre molti musicisti, che ormai devono vivere come liberi professionisti, faticano ad imporsi e fanno letteralmente la fame, altri diventano idoli del pubblico, acquisiscono una popolarità enorme, sono i primi "divi" acclamati da tutti la cui fama rivaleggia con quella dei sovrani, dei condottieri, dei più grandi artisti del passato e del presente.
Le loro opere si diffondono capillarmente e molte delle melodie create in questo periodo sono ancora oggi note al grande pubblico, sono eseguite nei concerti, sono riprese nelle moderne forme di spettacolo, nel cinema, nella pubblicità.

Piccola biografia su Schumann: https://piccoliviaggimusicali.blogspot.com/2015/06/chi-era-robert-schumann-1810-56.html

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