Sono
decine i brani tratti dalle sue opere che hanno raggiunto il successo
planetario. Questi erano eseguiti non solo nei teatri, ma anche nei ricevimenti e
nelle feste popolari con i più disparati organici: dal canto
accompagnato dal pianoforte, alle bande, ai gruppi amatoriali di
strumenti diversi.
La
scelta che trovi in questo articolo è veramente minima: pochissimi
pezzi che tutti, in un modo o nell'altro hanno già sentito, pezzi
che fanno parte del patrimonio culturale popolare italiano.
Pezzi
che tu stesso puoi cantare, canticchiare, suonare, suonicchiare.
Vedi
anche: Giuseppe
Verdi, biografia e risorse online
“Va pensiero”, coro tratto dall’opera Nabucodonosor (Nabucco), 1842.
è
uno dei cori più noti della storia dell'opera, collocato nella parte
terza del Nabucco di Giuseppe Verdi (1842).
E’
un inno, cantato all’unisono dagli Ebrei prigionieri in Babilonia,
che aspirano alla riscossa e alla libertà.
Il
coro è stato interpretato come una metafora della condizione
dell'Italia, assoggettata all'epoca al dominio austriaco; la censura
di Vienna cercò di impedire la circolazione del brano, ma nonostante
ciò divenne un inno risorgimentale, sebbene l’opera non fosse
stata concepita con quello scopo.
Infatti
il dramma è incentrato sulle figure drammatiche dei Sovrani di
Babilonia Nabucodonosor II e della sua presunta figlia Abigaille.
dal
Rigoletto (1851)
Rigoletto,
il buffone di corte del duca di Mantova, ha deciso di far toccare con
mano alla figlia Gilda chi sia veramente l'uomo che lei, nonostante
tutto, continua ad amare. La conduce perciò alla locanda di
Sparafucile sulle rive del fiume Mincio, dove si trova il Duca in
incognito, adescato da Maddalena sorella del sicario Sparafucile, che
lo stesso Rigoletto ha ingaggiato per uccidere il Duca di Mantova.
Gilda ha così modo di vedere di nascosto l'amato dichiarare la
propria irrisione verso le donne e gli uomini che se ne innamorano
(La donna è mobile) e poi corteggiare Maddalena, come già aveva
fatto con lei.
La
scena si chiude con un quartetto in cui contemporaneamente (!) i
quattro personaggi , esprimono i loro contrastanti sentimenti: il
Duca di Mantova corteggia Maddalena che si ritrae e lo prende in giro
ridendo. Intanto Rigoletto rabbioso maledice il duca e Gilda si
dispera per ciò che sta vedendo.
E’
una dimostrazione della grandezza di Verdi nel tratteggiare con
semplicità ed efficacia i caratteri e le passioni dei suoi
personaggi.
Preludio
all’atto primo della Traviata (1853)
Il
preludio del I atto della Traviata è molto famoso: tutti lo
conoscono, se non altro per i numerosi spot pubblicitari che lo hanno
usato come colonna sonora. Il preludio è una sorta di rilettura a
ritroso dell’opera: infatti ne ripercorre i momenti principali, ma
partendo dalla fine per poi concludersi con l’inizio.
Il
primo tema è tragico e drammatico, trasmette le tensioni e le
sofferenze della protagonista, Violetta; questo tema verrà ripreso
anche nel preludio del III atto, quando Violetta sarà ormai malata e
morente. Il secondo tema musicale è quello che Violetta canterà nel
II atto, ‘Amami, Alfredo!“, sintesi dell’amore e dello spirito
di sacrificio che guidano le sue azioni. Alla fine la melodia si fa
via via più frivola, per introdurre la scena con cui si apre
l’opera: una festa in cui Violetta e i suoi invitati passano il
tempo nell’ebrezza dei piacere mondani.
In
questo preludio possiamo ritrovare i tre aspetti principali del
personaggio di Violetta: la martire, la donna innamorata che si
sacrifica per amore, la cortigiana spensierata.
Libiamo
ne’ lieti calici”
è un celebre episodio in tempo di valzer del primo atto della
Traviata di Giuseppe Verdi (scena II), È intonato dai personaggi di
Violetta (soprano), Alfredo (tenore) e dal coro.
Per
le rivoluzionarie e scabrose tematiche trattate, la perfezione
melodica e l’asciuttezza ed efficacia delle orchestrazioni, l’opera
è considerata uno dei capolavori di Verdi ed una delle più grandi
opere mai scritte; secondo i dati pubblicati da Operabase nel 2013 è
l'opera più rappresentata al mondo nelle ultime cinque stagioni, con
629 recite.
"Di quella pira", da "Il trovatore", 1853.
"Il Trovatore", con "La traviata" e "Il Rigoletto", fa parte della cosiddetta "trilogia popolare", ovvero le tre opere consacreranno Giuseppe Verdi al successo mondiale, e che faranno di lui il compositore di opere più eseguito al mondo.
In quest'aria (anzi, per meglio dire, si tratta di una "cabaletta", ovvero un'aria semplice, ritmata e ripetitiva), il protagonista Manrico, viene a sapere che la madre sta per essere bruciata sul rogo come strega e corre a cercare di salvarla. La storia è intricata e complessa, con scambi di persona, tradimenti veri o presunti, duelli, condanne al supplizio, insomma, un tipico romanzone ottocentesco. Quest'aria, comunque, insieme ad altri brani dell'opera, è stata subito amata dal pubblico ed è uno dei "pezzi forti" dei tenori ancora oggi.
“Gloria all' Egitto”, “Marcia trionfale”, Aida
Radames, principe egiziano, torna dalla vittoriosa campagna di guerra contro la Nubia (Etiopia). Questo è il trionfo che il Faraone tributa a Radames. Musicalmente si dispiega con un solenne inno intonato dal coro seguito da una marcia trionfale eseguita dalle trombe, e infine da una vivace danza in onore dei vincitori.
In
tutto questo Aida, figlia del re sconfitto Amonasro, presa come
schiava, è combattuta tra l’amore per Radames e quello per il
padre.
Per
conoscere come va a finire la storia si può sempre guardare tutta
l’opera (o almeno leggere la trama).
“Dies Irae eTuba Mirum, Messa da Requiem (1874)
scritta
in onore di Alessandro Manzoni è uno dei massimi capolavori di
musica sacra. Sono i brani finali
E’
una parte della messa da per le esequie di un defunto (Requiem:
riposi) in cui si descrive il giorno del giudizio, l'ultima tromba
che raccoglie le anime davanti al trono di Dio, dove i buoni saranno
salvati e i cattivi condannati al fuoco eterno.
La
potenza narrativa della musica di Verdi si dispiega anche nel dare
espressione a valori sacri che sottostanno al culto.
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